Tuttavia, osservando l’andamento dei mercati finanziari, questo ennesimo disincentivo alla libera circolazione delle merci e dei capitali giunge in un momento opportuno? Io direi proprio di no, soprattutto quando il nostro intero sistema sta soffrendo una grave crisi di liquidità, con la fuga in massa degli investitori interni ed esteri dai titoli italiani e da ogni forma di iniziativa che si svolga all’interno di un Paese affetto da un eccesso di tassazione e di regolamentazione.
Dato che non sembra alle viste per l’Italia una catastrofica uscita dall’euro, l’impossibilità del nostra banchetta centrale di stampare nuove banconote ci costringe a contare su una circolazione monetaria costante. Quest’ultima, poi, trova nella raccolta di risorse esercitata dal sistema bancario il suo pilastro fondamentale. Ebbene, tutto si regge grazie ad una parolina magica: fiducia. Ossia la percezione di relativa sicurezza e affidabilità che il Paese e le sue banche offrono all’esterno.
Ed è proprio per questo che, in un tale condizione di instabilità finanziaria, appaiono totalmente controproducenti i provvedimenti, come quello in oggetto, tesi a restringere ancor più la libertà economica e finanziaria dei singoli. Principalmente perchè essi tendono ad abbattere ulteriormente il tasso di fiducia nei confronti di un Paese il quale, non pago di un controllo pubblico delle risorse che ha raggiunto livelli da socialismo reale, pretende di irreggimentare qualunque nostro movimento di danaro. Non ci siamo cari professori al potere. Non sembra questa la strada per ritrovare la voglia di investire in Italia.
Fonte Lagoccia.eu