Roma capitale dei virus informatici e i siti religiosi sono tra i più colpiti

IMMAGINI: IL REPORT IN GRAFICA 1

Prova ne sia che l’italiano risulta essere una delle dieci lingue più utilizzate, dopo l’inglese, nei testi delle posta spazzatura. In cifre vuol dire che una mail di spam ogni 701 parla la nostra lingua. A consolarci (parzialmente), il primo posto della Russia per numero di pc zombie utilizzati come spammatori, e il primo posto assoluto sul podio delle attività legate al phishing conquistato dalla Germania.

Ma se l’Italia non brilla per la sicurezza informatica, anche il resto del mondo non sembra passarsela meglio. Il diciassettesimo Internet Security Threat Report, infatti, non manca di riservare delle sorprese. Analizzando i vari di tipi di virus, worm, trojan e azioni informatiche nocive (come i network attack e i web based attack), emergono dati allarmanti. Mentre il numero di vulnerabilità è diminuito del 20 per cento e lo spam globale è sceso dall’86 per cento del 2010 al 75 per cento del 2011 (equivalente comunque a 42 miliardi di email spam al giorno), la quantità di attacchi informatici è cresciuto dell’81 per cento. In media, 1,1 milioni di identità sono state esposte per ogni singola violazione di dati nel 2011, con una crescita esponenziale rispetto agli anni precedenti.

Gli attacchi sono diretti soprattutto verso le aziende di ogni dimensione, il furto dei dati dei dipendenti e i loro dispositivi mobili. Che siano aziendali o privati, però, tablet e smartphone non piacciono solo ai proprietari ma sono ormai privilegiati anche dai cyber criminali. Un dato su tutti: lo scorso anno le  minacce per i dispositivi mobili, sviluppate specificamente per carpire le informazioni memorizzate su terminali e tavolette digitali, soprattutto Android, sono cresciute del 93 per cento. Nel 2010 erano 163, oggi sono oltre 315.

Attenzione soprattutto a non perdere d’occhio il cellulare, il tablet e anche le chiavette Usb. Se l’hacking in 12 mesi ha esposto ben 187 milioni di identità, il numero più alto per qualunque tipo di violazione verificatasi lo scorso anno, occorre dire che il dieci per cento (18,5 milioni) è stata causata dal furto o dallo smarrimento degli strumenti informatici su cui siamo soliti conservare i nostri dati.

Altri dati interessanti riguardano la varietà delle vulnerabilità informatiche: lo scorso anno ne sono state scoperte ben 4.989 nuove, mentre le varianti uniche di malware verificate sono salite a 403 milioni contro i 286 del 2010.
Tra i siti più insidiati, i religiosi/ideologici. Da quanto rivela il rapporto di Symantec, sembrerebbe che gli utenti siano molto più interessati al sacro che al profano. Al punto da spingere i cyber criminali a dedicarsi con maggiore attenzione agli spazi web dedicati ai culti che non a quelli a luci rosse. I primi, infatti, superano i secondi per numero di minacce medie presenti per sito infetto con un rapporto di 115 a 25.

E se pensate/sperate che rilassarvi facendo due chiacchiere su Facebook o Twitter sia un’attività senza conseguenze, siate consci di nutrire una falsa speranza. A detta del report, infatti, i social network sono la nuova terra di conquista dei criminali informatici che, grazie alle tecniche di social engineering e alla natura virale delle reti sociali, più facilmente riescono a diffondere le minacce.

Fonte Repubblica