Sulla scottante situazione in Siria il presidente Vladimir Putin ha negato che Mosca stia offrendo un sostegno incondizionato al regime siriano e ha ribadito la necessità di trovare una «soluzione che eviti il collasso della regione». Lo scenario che inquieta Mosca, ha spiegato, è quello di una guerra civile che continui ad oltranza, a ruoli invertiti: «semplicemente non vogliamo che quelli che sono oggi all’opposizione, arrivati al potere, comincino una lotta con le attuali autorità, che saranno intanto passate all’opposizione, e che questo poi continui in eterno», ha detto. Inoltre, ha aggiunto il capo del Cremlino, «naturalmente siamo interessati alla posizione russa nella regione».
Putin ha poi definito «ragionevole» la proposta del Parlamento di abolire il divieto sulle adozioni di bambini russi da parte di cittadini statunitensi. «E’ una risposta emotiva ma proporzionale», ha detto il presidente, all’iniziativa della «lista Magnitsky», ovvero le misure restrittive, come il bando ai visti e il congelamento dei beni, per i funzionari coinvolti nella morte in carcere, nel 2009, dell’avvocato societario Sergei Magnitsky, un atto «oltraggioso non provocato in alcun modo dalla Russia», ha aggiunto. La reazione della Duma, ha tuttavia precisato il presidente russo non è solo una risposta alla legge Magnitsky, ma anche alle mancate azioni da parte delle autorità americane per perseguire i crimini commessi contro i minori russi (ce ne sono diversi, l’ultimo è quello di Artiom, il bimbo rispedito da solo in aereo in Russia dalla madre adottiva americana che lo giudicava troppo difficile). Il capo del Cremlino ha comunque definito «inefficace» l’accordo bilaterale sulle adozioni e affermato che è necessario adottare in Russia «i nostri orfani». Ma Russia e Stati Uniti «non sono nemici», ha precisato, «è solo necessario avere pazienza e cercare compromessi», lasciando intendere che questo non è che il primo capitolo di una storia ancora tutta da scrivere. I problemi tra la Russia e gli Usa «sono iniziati con la guerra in Iraq», ha detto Putin in occasione di una domanda sulla direzione presa dalla nota politica del “reset”. «Perché reset? Noi non abbiamo nulla da resettare», ha detto ricordando che “reset” non è una parola russa.
In tema economico, Putin ha voluto sottolineare che la situazione del Paese è positiva, visto che la Russia mantiene una crescita sostenuta (+3,7% tra gennaio e ottobre) pur in un contesto internazionale difficile. Buono anche il dato sul calo della disoccupazione al 5,4% a novembre dal 6,6% di inizio anno. «Questo – ha dichiarato – è merito del lavoro del Governo».
«Non è stato creato un sistema politico autoritario. Se uno ritiene che la democrazia e il rispetto delle leggi siano cose diverse, si sbaglia profondamente perché democrazia non è anarchia», ha detto infine Putin, ricordando che nel 2008 rispettò la costituzione che prevede un limite di due mandati presidenziali consecutivi. Per quattro anni «non sono stato capo di stato» eppure «nulla e’ cambiato» nel caso dell’ex magnate Mikhail Khodorkovsky, in carcere dal 2003 dopo essere entrato il rotta di collisione con Vladimir Putin. «Credetemi, io non ho in alcun modo influito sul tribunale», sottolineando poi che se la giustizia doveva prendere un corso diverso, l’avrebbe preso durante i 4 anni di presidenza Medvedev appena conclusi. «E invece non è stato così».
Infine, il presidente russo, si è lasciato andare a qualche battuta. A partire dalla vicenda dell’attore francese Gerard Depardieu, che ha detto di voler rinunciare al passaporto francese in polemica con il suo Paese per l’eccessivo carico fiscale. Depardieu nei giorni scorsi avrebbe dichiarato che Putin gli aveva già inviato un passaporto russo. «Se Gerard vuole veramente un permesso di soggiorno o un passaporto russo – ha scherzato il presidente in conferenza stampa – il problema è già risolto e in maniera positiva», sottolineando comunque che senza dubbio le autorità francesi non avevano intenzione di offendere Depardieu, «con cui abbiamo relazioni amichevoli, ma so che si sente francese». Ha continuato affrontando il tema delle figlie: «Sono orgoglioso di loro, studiano e lavorano a Mosca». Rispondendo alla domanda di un giornalista russo che gli chiedeva se non fosse già diventato nonno, Putin ha risposto: «Le serve davvero saperlo?». In passato c’erano state voci sul matrimonio in Corea del Sud di una delle due figlie del presidente.
Fonte La Stampa