Non sono solo i più anziani, che spesso non hanno una grande affinità con le tecnologie informatiche, o coloro che per questioni di reddito sono ancora lontani dal potersi permettere un contatto stabile con il web. A preoccupare i cervelli di Palo Alto è quella minoranza che rifiuta Facebook perché annoiata o infastidita dalle tipiche dinamiche della “vita virtuale”.
Spiare e studiare gli altri, la comunicazione troppo accessibile e diretta, la possibilità di riscrivere la propria immagine senza vincoli: queste dinamiche sono da un lato la forza del social network, ciò che lo ha reso così unico e dirompente, ma in alcuni casi si rivelano essere la causa del rifiuto da parte di molti. Gli assunti della Facebook-mania vengono messi in discussione: molti si chiedono se abbiano davvero bisogno di essere aggiornati sulle vicende quotidiane di persone che non vedono da anni, se valga la pena di perdere tempo per gestire l’ennesimo account, se non sia meglio tornare a modelli di comunicazione più tradizionali e quanto la privacy sia realmente rispettata.
Il numero di utenti è destinato a crescere ancora. Non solo per la spinta che deriverà dall’ingresso nel mercato dei capitali, ma anche perché c’è una parte di mondo, quella delle economie emergenti, che si divorerà Facebook non appena internet e personal computer saranno accessibili a tutti. Sarà interessante seguire la strategia del team di Zuckerberg nei confronti di chi gli ha voltato le spalle: andare avanti senza di loro o creare nuove dimensioni che risultino più congeniali? Facebook, anche in questo frangente, ha nuovamente fatto alla perfezione ciò per cui è diventato un colosso mondiale. Ha individuato un target: quello degli “anti-Facebook”.
Fonte America24