Le autorità di Islamabad bloccano tutti gli accessi a Twitter, accusando la piattaforma di aver permesso la circolazione di immagini satiriche sul profeta Maometto. Poi interviene il Primo Ministro per rimuovere i filtri
Roma – “Cari tutti, vi assicuro che Twitter e Facebook continueranno a rimanere attivi nel nostro paese. Non saranno bloccati, dunque vi prego di non credere alle semplici indiscrezioni”. Parola di Rehman Malik, attuale ministro degli Interni nel governo pakistano. Due giorni dopo, la piattaforma di microblogging Twitter era inaccessibile all’intera popolazione digitale in terra asiatica.
Le autorità di Islamabad hanno così ostruito tutti gli accessi al social network in 140 caratteri, nel mirino per aver permesso la diffusione di immagini blasfeme e dunque contrarie ai sacri principi religiosi dell’Islam. Ancora una volta rappresentazioni satiriche del profeta Maometto, lo stesso motivo che aveva portato il Pakistan a bloccare prima Facebook e poi YouTube e Wikipedia.
Reazioni decise da parte dei responsabili di Twitter, pronti a sottolineare come le attività di un singolo account non possano essere stroncate su pressioni esterne. Il sito statunitense non sarebbe dunque responsabile in maniera diretta per la proliferazione di contenuti giudicati blasfemi o illeciti. Il gigante Facebook era stato oscurato per la diffusione di vignette satiriche nel giorno di celebrazione del Profeta dell’Islam.
I filtri predisposti dal governo pakistano sono comunque durati poco. Numerose fonti internazionali hanno infatti pubblicato degli aggiornamenti flash per evidenziare il ripristino del servizio cinguettante in terra asiatica. Ad imporre la riattivazione degli accessi sarebbe stato il Primo Ministro Raza Yousuf Gilani, come riportato dal Washington Post. Non è chiaro se Twitter sia intervenuto per eliminare i contenuti ritenuti blasfemi.
Mauro Vecchio