Ma ricondurre la stringa numerica alla persona fisica vera e propria è naturalmente molto più complicato, e probabilmente anche in caso di successo, dimostrare chi davvero ha scaricato qualcosa è impresa ad ampio margine di fallibilità. Peraltro in questa direzione le aziende interessate a questi dati, siano intermediari o produttori di contenuti, non possono agire direttamente: il loro strumento resta naturalmente la citazione in tribunale. Una volta in aula, far coincidere dati, persone, indirizzi, orari, software eseguiti, computer coinvolti e altro diventa un affare particolarmente complicato. Ma intanto, la montagna di informazioni raccolte cresce, anche se con una destinazione d’uso incerta.
Quello che però viene rivelato dallo studio è l’enorme attenzione riservata al fenomeno del file sharing attraverso i torrent, che non sono i file con il contenuto vero e proprio ma solo dei puntatori per scaricarli, da fonti plurime. Di fatto si registra però che gli indirizzi ip degli utenti dei vari siti finiscono sotto l’occhio degli investigatori e poi archiviati in database in cui è difficile non ipotizzare che questi dati subiscano un processo di analisi di qualche tipo.
Fonte Repubblica