“L’obiettivo di Ooni è raccogliere dati che mostrino una accurata rappresentazione delle interferenze di rete su quella “Filternet” che noi chiamiamo Internet” è il claim del progetto. Filternet, perché per gli ideatori di Ooni non c’è molto da illudersi: Internet è un campo minato e ogni comunicazione potenzialmente filtrabile.
«Lo scopo finale di Ooni», racconta Arturo Filastò, uno dei fondatori del progetto, «è quello di aumentare il livello di trasparenza nel campo della sorveglianza e della censura di internet». Filastò solo pochi mesi fa ha permesso di scoprire che il ministero delle comunicazioni palestinesi bloccava alcuni siti pro-israele, costringendo il ministro alle dimissioni. E mentre era in viaggio negli Stati Uniti, connettendosi con il suo cellulare in 3G, ha scoperto che T-Mobile, la compagnia telefonica, bloccava di default la navigazione su alcuni siti. Uno di questi era il sito di Tor, ma c’erano anche blog di politica greci, cinesi o giapponesi, il sito di Cosmopolitan, portali cospirazionisti americani e molto altro. Secondo la compagnia il filtro sarebbe solo anti-pornografia, ma Filastò ha dimostrato che rimaneva impigliato ben altro.
Così, mentre su Twitter lanciava una campagna contro il gigante americano, nella sua camera d’albergo Filastò ha provato per la prima volta l’efficacia degli strumenti di Ooni. Strumenti che, ci tiene a sottolinearlo, saranno completamente “open”, sia nel metodo che nei risultati: «Dobbiamo essere noi i primi ad essere trasparenti in quel che facciamo, visto che è questo il valore che vogliamo promuovere. Nessuna scienza si sognerebbe di pubblicare il risultato di un esperimento senza spiegare come si è arrivati a quella conclusione. Quest’attenzione purtroppo si trova raramente in campo informatico. Pubblicando tutto il codice sorgente di Ooni e mostrando dettagliatamente il metodo che abbiamo seguito, permetteremo a chiunque di verificare se i nostri risultati saranno corretti».
Il progetto, per ora, si sostiene grazie ad alcuni fondi di ricerca ricevuti negli Stati Uniti, ma nel futuro vorrebbe ingrandirsi: «Quando lo strumento sarà pronto per essere usato anche da utenti comuni – continua Filastò – sarà possibile scaricare un software ed eseguirlo sul proprio computer o sulla rete di cui si vuole misurare la censura. I risultati poi saranno inviati e raccolti da Ooni. Abbiamo però intenzione di mettere in piedi un’infrastruttura che non dipenda solo da volontari ma che faccia anche misurazioni di routine in tutto il mondo e pubblichi costantemente i dati sui livelli di interferenza nei vari stati».
Non solo le dittature quindi, ma anche le democrazie occidentali, Italia compresa. «C’è una tendenza a credere che la censura creata da un governo democratico sia “più giusta” o “accetabile” », conclude Filastò, «ma la realtà è che non c’è differenza. In Italia siamo messi molto male. Con una serie di scuse si è riusciti a passare una serie di leggi che facilitano il blocco di siti ritenuti offensivi. Il risultato si è visto nel caso PirateBay, Vayont e di recente IndyMedia. Dare la possibilità a chi ha il potere di stabilire cosa sia giusto o sbagliato leggere è una cosa terribile, ovunque questo avvenga».
Per gli utenti comuni sarà possibile dare una mano al progetto Ogni solo dalla metà del 2013. Nel frattempo consultando il sito ci si può fare un’idea completa degli strumenti e delle discussioni del gruppo di sviluppatori. Tutto alla luce del sole.
Fonte Espresso