Facebook è uno dei siti internet che più ci traccia, più chiede e scambia il nostro traffico online impacchettandolo e mettendolo a disposizione di chi fa advertising online: “I critici lo chiamano spiare. I pubblicitari lo chiamano targeting”, ma sempre attività invasiva è. Non solo, il problema è anche logistico: “Queste richieste di tracciamento possono consumare grandi quantità di dati. Trasferire mucchi di dati è qualcosa che prende molto tempo. Generalmente, più tracciamento è richiesto su un sito internet, più lentamente il sito si carica”.
Ma non sono solo i traccianti che possiamo vedere, i bottoni, i Javascript, a impegnare il nostro browser: “I tracciatori nascosti sul sito lo fanno allo stesso modo. Funzionano da terze parti sul vostro computer: non potete vederli senza privacy software, e probabilmente non intendete condividere informazioni con loro”. Per chi vuole “sfuggire” allo “spionaggio” ci sono vari programmi che consentono di far cessare ogni attività di tracking, ad esempio Do Not Track Plus della Abine, che blocca anche fino a 300 richieste di tracking per sessione di navigazione: tuttavia, è Facebook stesso a consigliarci di non bloccare questo traffico. “Il vostro browser potrebbe permettervi di bloccare queste tecnologie, ma in questo modo potreste non essere in grado di utilizzare alcune potenzialità di Facebook”.
Fonte Romagnanoi