E «proprio per favorire un giornalismo maturo e responsabile», il Garante intende anche «promuovere una riflessione sul possibile aggiornamento del codice dei giornalisti, al fine di coniugare al punto più alto diritto di cronaca e dignità della persona. Per tale obiettivo – sottolinea – questa potrebbe essere una strada meno divisiva e forse più concludente rispetto alle diverse ipotesi legislative tentate nella scorsa legislatura».
“NO A MODELLO USA, UE DIFENDA LA PRIVACY” «La pretesa di proteggere la democrazia attraverso la compressione delle libertà dei cittadini rischia di mettere in discussione l’essenza stessa del bene che si vuole difendere». Il Garante privacy Antonello Soro prende le distanze dal caso Datagate e sottolinea l’impegno Ue a non «rivedere al ribasso» la tutela della riservatezza. «Sempre più pressanti – sottolinea Soro nella sua prima Relazione annuale al Parlamento – sono le istanze delle autorità di polizia ad accedere ai dati raccolti per ben altre finalità. Le notizie provenienti dagli Stati Uniti accrescono i nostri timori».
Il Garante conserva invece «con ostinazione l’idea che il rispetto dei diritti fondamentali debba ancora essere una delle principali discriminanti tra i regimi democratici e quelli illiberali. Su questa base – rivendica – abbiamo immediatamente avviato contatti con le altre Autorità europee con l’obiettivo di promuovere un’azione congiunta. L’Europa non è prigioniera di una illusione quando tenta di fronteggiare questi mutamenti e, con la revisione complessiva delle norme in tema di protezione dei dati, che dovrebbe vedere la luce all’inizio del 2014, intende ribadire il ruolo centrale delle proprie regole, superando le notevoli resistenze che provengono da altri Paesi e da grandi corporazioni. Dobbiamo evitare che queste forti e pressanti azioni di lobbying si concretizzino nella spinta a rivedere al ribasso le norme poste a tutela della riservatezza».
L’UE, infatti, «prima che su logiche di mercato si fonda sui diritti, unico vero contrappeso alla pericolosa pretesa che soltanto l’economia possa rappresentare la misura di tutti gli aspetti della vita: in questa cornice la protezione dei dati rappresenta un valore non eliminabile, espressamente e indissolubilmente legato all’esistenza di una Autorità di garanzia».
“BASTA STRAPOTERE COLOSSI DEL WEB” Il potere dei colossi di Internet «non può più essere ignorato, così come non sono più accettabili le asimmetrie normative rispetto alle imprese europee che producono contenuti o veicolano servizi». Lo dice il Garante privacy Antonello Soro, puntando il dito contro gli operatori ‘over the top’ (come Google, Facebook, Amazon).
«Nel mondo globalizzato – sottolinea Soro nella Relazione annuale al Parlamento – si confrontano una moltitudine di individui che quotidianamente alimentano il mercato dei dati, ed un numero ridotto di soggetti di grandi dimensioni (i cosiddetti Over the top che dominano in specifici ambiti, come Google fra i motori di ricerca, Facebook fra i social network, Amazon fra le vendite on-line) che esercitano la propria attività in posizione pressochè monopolistica e presso i quali si concentra, indisturbato, l’oceano di informazioni che circolano in Rete». Questi colossi di Internet «diventano sempre più intermediari esclusivi tra produttori e consumatori».
Per questo, secondo il Garante, che ricorda di aver avviato «un procedimento nei confronti di Google per la gestione opaca relativa alle nuove regole privacy adottate», «non dovremmo permettere che i dati personali diventino di proprietà di chi li raccoglie e dobbiamo anche per tale ragione continuare a pretendere la trasparenza dei trattamenti». Gli interessati in prima persona, ammonisce Soro, «devono acquisire nuova consapevolezza, diventando parti attive nel pretendere e richiedere la tutela dei propri dati e la trasparenza dei trattamenti cui sono sottoposti».
LOTTA ALLA VIOLENZA VERBALE IN RETE «Non possiamo più essere indulgenti con la violenza verbale presente nella rete». Il Garante privacy Antonello Soro dice basta agli «illeciti, tutt’altro che di opinione!» che «rischiano di rendere la rete, da potente strumento di democrazia, spazio anomico dove si può impunemente violare i diritti». Nella Relazione annuale al Parlamento, Soro nota come nelle piazze virtuale «in molti, troppi casi l’opinione dissenziente si trasformi in offesa, la critica tracimi nell’oltraggio». E così la rete « può essere utilizzata come canale di propagazione di ingiurie, minacce, piccole o grandi vessazioni, fondate sull’orientamento di genere o dirette contro le donne in quanto tali ovvero le minoranze etniche o religiose: con conseguenze a volte drammatiche».
La giurisprudenza, sottolinea, «sta tentando di affermarne una qualche regolamentazione, radicando la competenza dei giudici nazionali rispetto a reati che ledono diritti fondamentali dei propri cittadini e prevedendo alcune responsabilità dei provider, ancorchè stabiliti al di fuori dell’Europa, qualora non si attivino per rimuovere i contenuti illeciti». È un tema, riconosce il Garante, che «appassiona e divide le opinioni pubbliche in ogni parte del pianeta».
A suo giudizio, «si dovrebbe riflettere su forme di responsabilizzazione dei principali protagonisti della Rete tali da bilanciare il diritto all’anonimato con le esigenze di accertamento dei reati, nella convinzione che non possa lasciarsi tutto all’ordine privato del mondo affidato alla sola logica di mercato. Anche perchè troppo spesso i monopolisti operanti sul web, in una logica puramente mercantile, si sono piegati a richieste, anche censorie, di governi non democratici».
Fonte Leggo.it