Fatto in questo modo, utilizzando i radar in Turchia, il sistema anti-missilistico, potrà captare singoli lanci di missili di medio raggio provenienti dal territorio iraniano puntati verso l’Europa orientale e centrale. Le basi militari NATO potrebbero essere un loro obiettivo nell’eventualità di un conflitto armato.
Un salto di qualità
Dopo il 2015, si preevede un brusco incremento delle capacità del sistema anti-missilistico. Nel corso della terza fase, si pensa di realizzare missili SM-3 block IIa per basi navali e di terra, ma anche di creare complessi terrestri di missili SM-3 e radar SPY-1 in Polonia, sulla costa del Mar Baltico.
La potenziale realizzazione dei complessi missilistici e delle stazioni di interecettazione radio Aegis nel Nord Europa e, in particolare, delle navi dotate di questo sistema nei mari settentrionali, quello Baltico, di Norvegia e di Barents, potrebbe minacciare già il potenziale delle forze nucleari strategiche russe.
Le navi e le unità di terra Aegis localizzate a Nord potrebbero, in determinate circostanze, intercettare missili lanciati dalle basi dalle truppe missilistiche speciali verso la regione europea della Russia e dai sommergibili della Flotta Settentrionale nel territorio statunitense. Queste eventualità crescerebbero maggiormente dopo aver intrapreso i lavori relativi ai missili SM-3 block IIb durante la quarta fase. Il gruppo di navi dotate del sistema Aegis nell’Atlantico verrebbe accresciuto fino alle venti unità. Queste imbarcazioni avranno base in Spagna e Gran Bretagna e, come ultima possibilità, potranno essere localizzate in maniera operativa anche nel Mar di Barents e quello di Norvegia.
La pericolosità delle illusioni
Bisogna comunque tener presente che anche nel suo stato «integrale», con una base in Polonia e le navi nei mari settentrionali, il sistema anti-missilistico europeo avrà possibilità limitatissime di intercettare missili russi. È utile inoltre osservare che, in qualità di «scudo contro l’Iran», le navi dislocate a Nord praticamente non sono funzionali. Se anche l’Iran costruisse un missile balistico intercontinentale per distruggere obiettivi negli USA, la sua traiettoria sulla Scandinavia e le acque limitrofe toccherebbe un’altitudine di oltre mille chilometri, evitando ogni intercettazione con missili SM-3. Allo stesso tempo i missili russi lanciati, per esempio, dalla base delle regioni di Kaluga e di Tver’, se non dai sommergibili della Flotta Settentrionale, non riuscirebbero ancora a raggiungere una simile altitudine.
Una possibile reazione
Ancora gran parte del sistema anti-missilistico europeo rimane un progetto, e persino il destino della base polacca non è ancora definito con certezza. Nel caso di una vittoria alle elezioni presidenziali di Barack Obama negli Stati Uniti, non si esclude che questa decisione, così come i progetti per la elaborazione di navi con il sistema Aegis nei mari del Nord Europa, sarà annullata e il centro gravitazionale del sistema anti-missilistico europeo continuerebbe ad essere, come prima, a Sud. In questo caso, nuovi impianti di lancio e radar potrebbero fare la loro comparsa, per esempio, in Bulgaria. Una simile decisione garantirebbe la difesa dall’Iran e non minacerebbe in nessun modo il potenziale delle forze nucleari russe.
Tuttavia, se gli eventi prenderanno un altro corso e lo spostamento a Nord diventerà un fatto reale, allora sarebbe del tutto naturale aspettarsi una reazione da parte della Russia. La realizzazione dei complessi «Iskander» è solo una delle tante opzioni possibili. Se gli accordi con gli Stati Uniti non verranno raggiunti, diventerà una realtà la rivisitazione integrale del sistema di sicurezza attuale in Europa, compresa, forse, la definitiva uscita della Russia dall’Accordo sulle forze armate convenzionali in Europa (DOVSE), sul quale ora vige una moratoria. Come misura straordinaria è possibile l’uscita dall’Accordo sulla soppressione dei missili di medio e piccolo raggio e dall’Accordo sulla diminuzione delle forze strategiche di attacco (SNV-3).
Fonte Italian Ruvr