Un fatto di geopolitica, insomma, anche perché il Golfo Persico, o Arabico, per gli iraniani non è un nome riconosciuto e la questione divide l’Iran sciita dai paesi della penisola arabica, cioè zone tra le quali esistono da decenni scontri culturali, religiosi e politici molto duri, soprattutto con la parte sunnita dell’Arabia saudita.
Non a caso, ad aprile di quest’anno, si è verificato un duro scontro diplomatico tra Teheran e i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) circa la legittimità del possesso iraniano di Abu Musa e dello Stretto di Hormuz, sito strategico attraverso il quale transita un terzo del petrolio mondiale trasportato via mare.
L’Isna, intanto, ha già annunciato che, oltre a non rilasciare notizie relative a Google, cercherà di oscurarlo causando una scelta senza precedenti. Finché il nome “persico” non sarà riferito all’esatto punto geografico del Golfo su Google Maps, il popolo iraniano e l’associazione studentesca continueranno a boicottare BigG.
Fonte Bitmat