Queste misure, si aggiungerebbero ad altre già attive su Facebook che si occupano di non far comparire i profili di minorenni nei risultati di ricerca, e che permettono di ricevere messaggi solo dagli amici di secondo livello, e di attivare chat solo con amici confermati.
L’eventuale segnalazione automatica verrebbe immediatamente sottoposta al vaglio di un dipendente Facebook, in grado di inoltrare il contenuto dei messaggi alle forze dell’ordine. Il sistema non sarebbe tuttavia attivo in Italia.
La Dott.ssa Sabrina Castelluzzo, Vice Questore Aggiunto del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, spiega ad Alground: “Non siamo a conoscenza di questo metodo di segnalazione. Per normativa vigente è necessaria una denuncia proveniente dalla parte lesa.
In questo caso l’autorità giudiziaria, con suo provvedimento, valutata la sussistenza del reato lamentato, chiede al social di fornire i dati indispensabili per identificare gli utenti responsabili dei crimini per cui si indaga, ricorrendo alla rogatoria internazionale qualora sia indispensabile, nei casi più gravi, acquisire contenuti. In entrambi i casi, il social network evade le richieste solo quando siano compatibili con la legislazione vigente nello Stato in cui risiedono i suoi server.”
I pareri contrari – L’iniziativa di Facebook ha diviso l’opinione pubblica e degli esperti, tra la volontà di proteggere i minori e quella di preservare la privacy degli utenti. La criminologa Roberta Bruzzone, che già aveva rilasciato una intervista sulla difesa dei minori sul web, spiega ad Alground: “Premesso che non ho visto nello specifico la funzione e non posso dare un giudizio circostanziato, a livello generale mi sembra francamente un’azione fatta tanto per dimostrare che si è presa qualche contromisura. Il rischio è che si generi un alto numero di falsi positivi che potrebbero addirittura intralciare il lavoro delle forze dell’ordine.
I molestatori – conclude la criminologa – sono molto abili nell dissimulare i loro atti, e per comprendere comportamenti di questo genere sarebbero necessari dei controlli talmente invasivi della privacy che non credo si possa attuare qualcosa del genere con le leggi attualmente in vigore.”
Via libera sulla privacy? – “Direi innanzitutto che su questa storia ci sono poche informazioni tecniche, e troppo generiche per poter esprimere una opinione nello specifico – osserva invece il noto esperto di sicurezza e privacy Corrado Giustozzi ad Alground – Non entro quindi nel merito della questione ma faccio un ragionamento generale. Direi innanzitutto che se Facebook scrive chiaramente nel contratto i modi e i termini con cui gestisce le informazioni, e gli utenti si iscrivono volontariamente accettando il contratto, non vedo come si potrebbe criticare il social network.
In più, dico che un controllo sul potenziale adescamento potrebbe anche essere un plus. La pedofilia è un crimine particolarmente insidioso e come genitore, anche perchè molto spesso i bambini si iscrivono a nostra insaputa e dichiarano un’età maggiore di quella che hanno effettivamente, preferisco che ci sia un minimo di controllo sulle azioni compiute verso di essi da parte degli altri utenti.
E’ meglio, insomma, portare i bambini a dei giardinetti pubblici o comunque in luoghi dove ci sia un certo controllo sociale piuttosto che lasciarli liberi per la strada alla mercé di qualunque malintenzionato. E’ chiaro che il primo controllo su di essi deve farlo la famiglia, ma se anche il gestore di un social network prende alcune misure attive per evitare spiacevoli esperienze ai minori che usano il sistema non credo che possa essere criticato.
Facebook, e il suo fondatore che è un idealista molto attento ai diritti umani, molto spesso ha preso posizione contro paesi e regimi totalitari, e da esperto devo dire che il social si comporta bene con gli utenti e la loro privacy, e mi sento sostanzialmente di promuoverlo da questo punto di vista”.
Gli episodi precedenti – I casi di molestie sul web e sulle piattaforme social sono all’ordine del giorno. Nel giugno scorso due predatori aveva molestato delle vittime minorenni su Habbo Hotel, un luogo di incontro virtuale, e un giornalista che si era finto una bambina di 11 anni era stato tempestato da richieste allusive. Allo stesso modo, l’azienda produttrice della nota app per smartphone Skout è stata costretta ad ammettere che degli adulti avevano molestato tre minorenni tramite l’applicazione.
Più in generale, restringere l’età minima di iscrizione diminuisce il numero degli iscritti e quindi il traffico sui portali, così come l’aggiunta di filtri e moderatori è un costo economico che non conviene alle piattaforme. La Aristotle International Inc, azienda che eroga anche servizi per la tutela e il controllo del comportamento dei minori sul web, conferma per bocca del suo CEO John Phillips, che i pacchetti per il controllo e il monitoraggio dei minori vengono assai raramente richiesti dai loro attuali clienti.
Fonte Alground