Aspettiamo ancora una risposta del ministro Severino».
Da oggi l’aula della Camera comincia a votare: i primi 12 articoli riguardano la – non meno importante – prevenzione della corruzione e (articolo 12) il delicato tema del rientro in servizio dei magistrati “fuori ruolo”, su cui l’Udc propone di correggere l’emendamento Giachetti (Pd) passato in commissione, così da escludere le toghe in servizio presso il Quirinale, il Csm e la Consulta dai vincoli sul doppio mandato. La vera novità di ieri sono stati gli 8 emendamenti del governo, più volte annunciati dal ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi per rafforzare la prevenzione. Tra questi, quello sulla garanzia di anonimato riconosciuta al dipendente pubblico che segnalerà gli illeciti consumati nella Pa (sempre che sia in grado di fornire una prova inconfutabile). Patroni Griffi propone poi varie deleghe al governo, per esempio sui criteri di incompatibilità di dirigenti e dipendenti con altri incarichi e sul codice di comportamento dei dipendenti. Prevede che i bilanci delle diverse istituzioni e i costi unitari di realizzazione delle varie opere siano pubblicati on-line, comprese le informazioni sui titolari degli incarichi dirigenziali della pa; l’attuazione del «Piano di prevenzione della corruzione»; l’esclusione dei condannati (anche se non definitivi) da commissioni per l’accesso o la selezione a posti di pubblico impiego.
Sui primi 11 articoli dovrebbe andare tutto liscio. Sul 12 potrebbe già sorgere qualche problema. Ma le scintille sono in programma sull’articolo 13 (reati e pene). E con il voto segreto (se richiesto) potrebbero esserci sorprese per tutti. Di qui l’ipotesi-fiducia. Gli emendamenti sono meno numerosi di quelli presentati in commissione, ma sulla carta molto distanti, anche dalle posizioni del ministro Severino. Ieri l’attenzione si è focalizzata sul Pdl, poiché Francesco Sisto ha ripresentato la “norma-Ruby” che restringe la nuova concussione per induzione (creata dal governo in contrapposizione alla concussione per costrizione) ai casi in cui vi sia un «vantaggio» o «un’utilità patrimoniale». Sisto, però, propone prima di «sopprimere» la nuova «induzione». E a chi gli fa notare che così il colpo di spugna sarebbe garantito, risponde: «È solo una provocazione politica, un pretesto per dimostrare in aula l’incoerenza del Pd che, con un emendamento poi ritirato, cancellava del tutto la concussione. Io voglio parlare di come si è arrivati alla norma-Severino e mettere in risalto le contraddizioni politiche rispetto alle esigenze tecniche e europee. Ma sia chiaro: nessun sabotaggio». Insomma, per difendere il testo Severino, bisogna attaccarlo.
Fonte Il Sole 24 Ore