Il tradimento dell’assistente dell’apparato di sicurezza cinese sarebbe stato scoperto tra gennaio e marzo e ha alzato la tensione Pechino-Washington a tal punto che i due governi avevano deciso di tenere nascosta la crisi. La notizia è infine trapelata dopo che relazioni tra le due sponde del Pacifico si sono avvicinate alle rottura.
A febbraio il più stretto collaboratore del leader epurato Bo Xilai , Wang Lijun, si è rifugiato nel consolato Usa di Chengdu aprendo la più grave crisi politica della Cina degli ultimi vent’anni. A fine aprile il dissidente cieco Chen Guangcheng è riuscito a sottrarsi al controllo di centinaia
di poliziotti e a nascondersi nell’ambasciata Usa di Pechino dopo una fuga di seicento chilometri. La visita in Cina di Hillary Clinton ha costretto i leader comunisti a permettere a Chen di volare a New York con la famiglia, un cedimento senza precedenti. Il capo dell’intelligence cinese, Zhou Yongkang, è stato a un passo dalla rimozione e, dopo la diffusione di notizie su un tentato colpo di Stato 3, con il prossimo autunno è destinato a lasciare il comitato permanente del politburo.
A tarda ora a Pechino è emerso che anche il viceministro della sicurezza, il superiore dell’anonima spia venduta alla Cia, è stato arrestato ed è sotto inchiesta per alto tradimento. Per la leadership cinese, lacerata dallo scontro per il potere nei prossimi dieci anni, è uno scandalo che rivela una preoccupante fragilità di polizia e forze armate. Per tre volte, in poche settimane, l’apparato di sicurezza più affidabile del mondo si è dimostrato incapace di proteggere il partito impegnato nella preparazione del cruciale congresso di ottobre.
Ad allarmare Pechino, l’alto livello delle defezioni, il sospetto del sostegno da parte della popolazione e il fatto che in tutte e tre le crisi ci sia la mano degli Stati Uniti. La Casa Bianca, secondo le gole profonde di Hong Kong, sarebbe entrata in possesso “di importanti segreti strategici”. Il governo cinese teme che questo sia l’effetto della frattura tra le fazioni del partito, divise tra riformisti e conservatori, e alla vigilia dell’anniversario della strage di piazza Tiananmen ha alzato i controlli al massimo. In Tibet, dopo l’autoimmolazione di due giovani nel cuore di Lhasa, la polizia ieri è stata dotata di estintori per scongiurare nuovi roghi umani e ha effettuato centinaia di arresti.
Tutto questo mentre a Pechino si levano le voci di un ultimo, clamoroso scandalo: la star del cinema Zhang Ziyi, protagonista di Memorie di una geisha, in quattro anni avrebbe guadagnato oltre 70 milioni di euro per fare sesso con i massimi leader del partito e dell’economia. Il compenso, possibile grazie alla corruzione dilagante, è arrivato alla cifra record di 1,2 milioni di euro a notte. Pagato tra gli altri, guarda caso, da Bo Xilai, il “principe rosso” che sognava il ritorno del maoismo: origine di tutti i misteri che stanno svelando una Cina vulnerabile quanto mai.
Fonte Repubblica