Azienda californiana della Silicon Valley, la Blue Coat si è ritrovata nell’occhio del ciclone dopo che, nell’ottobre scorso, il “Washington Post” aveva rivelato che i suoi apparati e il suo software erano stati rintracciati in Siria. Blue Coat smentì categoricamente di aver mai venduto i suoi prodotti ad Assad in violazione delle leggi Usa, riconoscendo però che il regime potrebbe averli ottenuti attraverso una terza parte. I file di WikiLeaks rivelano che Blue Coat pubblicizzava le sue tecnologie d’avanguardia in Siria attraverso un’agenzia di pubbliche relazioni con sede a Dubai: la “Procre8”, mentre componenti delicate, come quelle per il filtraggio della Rete, sono state ordinate dalla società P-System di Damasco, alla filiale di Beirut della “First Video Communications”, uno dei grandi distributori di prodotti hi-tech per il Medio Oriente e il Nord Africa.
Ma Blue Coat non è l’unica a essere finita al centro della bufera: nel novembre scorso l’agenzia di stampa Bloomberg ha rivelato un contratto milionario tra la compagnia di telecomunicazioni “Syria Telecom” e Area, un’azienda che ha sede in provincia di Varese, per la fornitura di tecnologie per le intercettazioni. Nove mesi e 17 mila morti dopo, il caso Area sembra completamente dimenticato, senza che sia stata fatta chiarezza: la ditta ha in qualche modo aiutato il regime a mettere in piedi un apparato che permetteva di spiare milioni di cittadini? Che ruolo ha avuto il governo italiano? La stranezza è che nei “Syria Files” non c’è traccia dell’affaire. Nel database ci sono le email personali di Assad, della first lady Asma, dei loro ministri, nonché documenti che permettono di ricostruire gli affari di praticamente tutte le aziende italiane, con due grandi eccezioni: Eni e Area.
Interpellato da “l’Espresso”, Fabio Ambrosetti, legale di Area, nega assolutamente che l’impresa possa avere contribuito alla repressione, insistendo che l’apparato non è mai stato completato e quindi non ha mai funzionato. Ambrosetti minaccia anche querela nel caso in cui si scriva che «la società Area ha fornito un sistema di intercettazione a un dittatore». Dunque Assad non è un dittatore? L’avvocato sostiene che il contratto risale al 2009, ben prima dei massacri: «In concomitanza con la visita di Napolitano in Siria e con il conferimento ad Assad di un’onorificenza della Repubblica italiana. Allora il Quirinale ha conferito l’onorificenza a un dittatore?».
Fonte Espresso Repubblica