Grasso. «Siamo ancora nella delicatissima fase della raccolta degli indizi, pertanto tutte le ipotesi riferibili alla strage sono ancora all’esame delle autorità inquirenti», ha dichiarato il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso.
Tensione tra le procure. Intanto è tensione tra la Procura distrettuale antimafia di Lecce e la Procura di Brindisi che indagano sull’attentato. Il procuratore di Lecce, Cataldo Motta, dinanzi alle telecamere vicino al luogo dell’attentato ha dichiarato che «non c’è alcun sospettato» e non si può dire con certezza che sia un gesto isolato. In mattinata, invece, il procuratore di Brindisi, Marco Dinapoli, aveva fatto intendere il contrario. «Non l’ho fatta io la conferenza stampa – ha chiosato Motta, procuratore della Dda di Lecce – Stiamo lavorando su tutte le possibilità e tutte le ipotesi perché non abbiamo indicazioni specifiche». Sull’ipotesi di un gesto isolato Motta ha ribadito: «Non abbiamo nessuna indicazione che possa portarci in questa direzione. L’unica cosa che si può dire è che le organizzazioni mafiose locali dovrebbero essere estranee perché non è nelle loro abitudini usare bombole di gas, dunque non c’è da capire solo il movente, ma ancora tutto». Poi, rivolgendosi sempre ai giornalisti che gli chiedevano qualcosa di più sulle indagini, Motta ha replicato: «Sulle indagini non avrete da me nessuna indicazione, vogliamo rispettare questa regola».
Procura di Brindisi: c’è l’identikit del killer. «C’è l’identikit di chi ha posizionato l’ordigno davanti all’istituto Morvillo Falcone» ha detto oggi il procuratore capo di Brindisi, Marco Dinapoli, sottolineando che la persona «non è stata ancora identificata». All’uomo, un adulto, gli inquirenti sono giunti analizzando le immagini registrate da una telecamera. Il procuratore ha spiegato che gli inquirenti hanno acquisito «immagini significative, che aprono uno spiraglio e ci consentono di dire che non lavoriamo al buio, ci consentono di fare accertamenti mirati». Dinapoli dice che le immagini ritenute molto interessanti per le indagini sono state registrate «di giorno» e mostrerebbero una persona che posiziona il cassonetto con l’ordigno «a ridosso dell’evento».
L’identikit. L’identikit è quello di un uomo bianco di circa 50-55 anni, con giacca scura, pantaloni chiari e scarpe da ginnastica. Nel video si vedono le fasi precedenti all’attentato: dal momento in cui l’uomo aziona il telecomando a quando si allontana. Dalle immagini, però, il volto dell’uomo non sarebbe riconoscibile e dunque ancora non sarebbe stato identificato.
«Gesto isolato di una persona arrabbiata con il mondo». «Potrebbe trattarsi di un gesto isolato e individuale – ha detto Dinapoli – attuato da una persona arrabbiata col mondo, che si sente vittima o anche nemico di tutti e utilizza un’occasione simile per far esplodere la sua rabbia. In ogni caso c’è stata una volontà stragista. Non è impossibile che tutta l’organizzazione sia stata fatta da una persona sola». Il procuratore ha sottolineato che al momento non c’è ancora un movente chiaro, privilegiando l’ipotesi del gesto isolato. Allo stato non viene neanche escluso un movente ideologico, anche se non vi sono elementi, mentre la pista mafiosa «non è completamente esclusa ma altamente improbabile». Dinapoli ha concluso affermando che non si sa se chi ha colpito sia di Brindisi, ma «chi ha operato conosceva il territorio e sapeva dell’ingresso dei ragazzi».
Ordigno azionato da un telecomando, l’attentatore ha visto l’esplosione. L’esplosione dell’ordigno, spiega Dinapoli, è stata innescata dal passaggio delle ragazze alla discesa del pullman da Mesagne con un sensore azionato da un telecomando.Chi ha usato il telecomando era a vista del cassonetto nel quale c’era l’ordigno, «a una distanza tale da poter vedere la scena senza correre il rischio di essere investito dall’esplosione». Quanto
all’innesco, il procuratore ha sottolineato che l’ipotesi più probabile è quella di un meccanismo cosiddetto
volumetrico e cioè che si attiva al passaggio di qualcuno. L’ordigno sarebbe stato dunque azionato in precedenza e si sarebbe innescato, appunto, nel momento del passaggio delle prime ragazze.
Nel video si vede l’attentatore premere il telecomando. «Le immagini che abbiamo – di Dinapoli – accreditano l’ipotesi che l’ordigno sia stato azionato da un telecomando a distanza». Nelle immagini usate dagli investigatori e tratte da telecamere poste per strada per sicurezza si vede l’attentatore che preme il tasto del telecomando, azionando così la bomba che ha ucciso Melissa Bassi. «Immagini terribili» commenta il procuratore.
«Opera di un esperto di elettronica». È opera di un esperto di elettronica il confezionamento dell’ordigno che ha ucciso Melissa Bassi e ferito altre cinque ragazze. «Il congegno – ha detto il procuratore della Repubblica di Brindisi, Marco Dinapoli – non è particolarmente complesso, ma non alla portata di tutti. A quanto mi dicono gli artificieri, l’ordigno usato non è di difficile preordinazione ma richiede una certa conoscenza dell’elettronica. Certamente nulla è stato fatto casualmente, benché con un «confezionamento casalingo».
Procuratore: la gente reagisce e collabora. «C’è stata una grande mobilitazione, parecchie persone ci hanno riferito informazioni o notizie di cui erano a conoscenza». Lo ha detto il procuratore di Brindisi, Marco Dinapoli – Naturalmente stiamo verificando tutto per evitare di seguire indicazioni sbagliate».
Procura: procediamo per il reato di strage. «Procediamo per strage – ha detto Dinapoli – e quindi riteniamo di svolgere la nostra attività investigativa. Le indagini vengono tuttavia svolte in stretto collegamento con la procura distrettuale e la procura nazionale antimafia: motivo per il quale la direzione delle indagini sarebbe trasferita quando dovessero emergere elementi che fanno ritenere che si sia trattato di un’azione con finalità mafiosa».
Spunta anche l’ipotesi di un complice. L’uomo che ha messo la bomba potrebbe non aver agito da solo. E’ una delle ipotesi che stanno vagliando gli investigatori, pur ribadendo che allo stato la pista più plausibile è quella del gesto isolato. La circostanza emergerebbe dalla testimonianza di una donna che ha raccontato di aver intravisto nel corso della notte qualcuno portare il cassonetto nel punto in cui poi è esploso. Alla donna è stato mostrato il video in cui si vede l’attentatore che la mattina innesca l’ordigno e lei non l’avrebbe riconosciuto nella persona individuata la notte. Tuttavia gli investigatori non escludono che la donna possa non aver riconosciuto l’uomo a causa del buio.
Il Papa: prego per Melissa, per i feriti e i loro familiari. «Devo purtroppo ricordare le ragazze e i ragazzi della scuola di Brindisi, coinvolti ieri in un vile attentato» ha detto oggi il Papa pregando «per i feriti, tra cui alcuni gravi, e specialmente per la giovane Melissa, vittima innocente di una brutale violenza e per i suoi familiari, che sono nel dolore».
Fonte Il Messaggero