Il fallimento dell’intelligence sudcoreana e il ruolo dell’America in Corea del nord
Tutta la guerra si basa su un inganno, insegnava Sun Tzu nel VI secolo a. C. E poi “pretendi l’inferiorità del nemico e incoraggiane l’arroganza”, e ancora “induci il popolo a condividere le finalità dei governanti”. Basterebbe rileggere l’“Arte della guerra” dello stratega cinese per capire che le minacce nordcoreane di un imminente “armageddon nucleare” sono un bluff. Kim Jong-un sta cercando di rafforzare la sua figura di leader giovane, goffo e inesperto sul popolo affamato dalla carestia, e allo stesso tempo cerca legami sempre più stretti con gli alleati iraniani e siriani – visto che Cina e Russia hanno già fatto capire a Pyongyang di non approvare certi atteggiamenti. Il problema, semmai, è che a Seul non hanno le idee chiare sulla Corea del nord. Nel dicembre scorso i servizi segreti sudcoreani si fecero prendere alla sprovvista dal lancio del missile nordcoreano, ma era solo l’ultimo di una serie di errori nella strategia di controllo di Seul.