“Spiati a casa propria”: Cassazione segnala il pericolo al Garante della Privacy

Stizzita per quegli obiettivi puntati sul portone esterno e su quello dell’ingresso ai piani, la signora Maria – che non si sentiva libera di ricevere visite o di uscire e rientrare per fatti suoi – aveva protestato.

Il Tribunale le aveva dato ragione e aveva ordinato la rimozione dell’impianto. I giudici di Messina non avevano dato per buona la giustificazione dell’ex suocero di essere stato, due anni prima, vittima di minacce e di doversi proteggere.

Invano Salvatore R., pur di tenere sotto controllo l’ex moglie del figlio, aveva fatto presente che dei filmati restava traccia solo per tre giorni e che solo l’autorità giudiziaria avrebbe potuto vederli. Basta con queste riprese, aveva detto il tribunale.

Ma il suocero non si è arreso e ha vinto il ricorso innanzi alla Suprema Corte che ha dato il nulla osta alle riprese. Al Garante si fa notare che le “lacune” di legge escludono dal rispetto delle norme sulla riservatezza “il proprietario unico di un immobile, ancorché concesso in locazione o in comodato”, con la conseguenza che “per fini esclusivamente personali”, il proprietario, può videocontrollare le parti comuni anche senza l’accordo dei terzi che ne usufruiscono.

Fonte Blitzquotidiano