Per arrivare alle informazioni la gang ha usato molti sistemi. E’ partita con offerte di denaro, regali, pacchetti vacanze per chiunque portasse dati cruciali. Poi è passata alle trappole di miele. Alti ufficiali, funzionari e normali impiegati sono stati incastrati con delle prostitute arruolate all’estero: ogni incontro sessuale è stato filmato di nascosto e le spie hanno poi costretto le vittime a collaborare. Inoltre sempre con l’aiuto delle escort sono state compilate delle schede personali dei “bersagli”, indicando lati deboli e “punti di attacco”: passione per i soldi, alcol, donne, i problemi finanziari, religione. Quasi 5 mila le persone schedate. Il danno, secondo la stampa, sarebbe ampio. Perché la banda ha iniziato ad agire nel 2006 sottraendo qualcosa come 165 mila documenti riservati, mappe e dati relativi alle basi turche, ai progetti militari, allo schieramento delle unità.
Altro aspetto importante: le spie avrebbero cercato di sabotare programmi nazionali finalizzati alla realizzazioni di sistemi d’arma, favorendo forse compagnie straniere. E, sempre secondo le indiscrezioni, sono state venduti dossier relativi alla Nato, alle regole di ingaggio anti-pirateria, ai meccanismi di reazione dell’Alleanza. L’organizzazione poteva contare su un buon numero di esponenti delle forze armate e di corpi speciali, alcuni in congedo e altri ancora in servizio. Nella lista degli accusati figurano infatti colonnelli, capitani, il capo dell’intelligence nel centro di Golcuk e il responsabile della cooperazione esterna al Sottosegretariato della Difesa.. Impressionante anche il livello delle società colpite dalle “incursioni: la Roketsan (armi), il Consiglio per la ricerca scientifica e tecnologica (Tubitak), la Alselsan (apparati elettronici), la Halvesan (settore aeronautico) e la Tai (aerospazio). Ossia il meglio dell’industria militare turca.
La studentessa Narin Kormaz aveva il compito di trovare le ragazze. E le ingaggiava all’estero. Quindi le faceva arrivare in Turchia dove favoriva gli incontri sessuali in hotel di lusso o in appartamenti affittati dalla gang. Alcuni degli ufficiali non avevano alcun problema a collaborare in cambio di denaro. Ma se qualcuno respingeva l’offerta era pronta la minaccia del ricatto a luci rosse. A chi sono finiti i segreti? Sulla stampa sono state avanzate molte ipotesi. La prima punta i sospetti su Israele, paese che ha visto deteriorare i suoi rapporti con la Turchia e che è chiamato quasi sempre in causa. Poi la Grecia, rivale storica di Ankara: e per almeno un caso sembra esistano elementi di prova. Infine la Russia che ha tutto l’interesse a tenere d’occhio i turchi – e non da oggi – così come a mettere le mani su informazioni preziose.
Fonte Corriere