I grandi protagonisti di Internet, infatti, rivendono tutte le nostre informazioni, anche l’aver semplicemente visitato una pagina web, ad esempio per gli amici degli animali, per veicolare l’informazione al diretto interessato, et voilà, ecco comparire sulla nostra posta la pubblicità di un nuovo cibo per gatti o cani o di una pensione per i nostri amici a quattro zampe.
Se il lungo braccio dell’Authority per la privacy non riesce ancora a contenere lo straripare della Rete, ecco che la tecnologia ci corre in soccorso, offrendoci una maggior protezione nel campo della riservatezza dei dati personali. L’app in questione si chiama Privacyfix ed è integrabile sui browser Firefox e Chrome; il suo compito è quello di registrare la nostra attività in Rete, segnalando la maggiore o minore rischiosità dei nostri spostamenti dal punto di vista della privacy. L’Idea non è nuova, ma la nuova app, anziché oscurare i nostri dati o eliminarli, invia una miriade di informazioni false, tanto da confonderle con quelle di migliaia di altri utenti del web.
Ma Privacyfix ci dice anche di più, perché ci segnala una stima annua di quanto noi abbiamo fatto guadagnare a Facebook e Google, rivendendo il ‘nostro privato’ al miglior offerente, in barba alla privacy. Ad esempio, si stima che Google guadagni 14,70 dollari ogni mille ricerche, ma, in generale, chi più naviga più fa guadagnare i signori del web.
Fonte Teleborsa